105 anni e non sentirli: Angelina spegne orgogliosa le candeline nella Rsa “Villa Torano”

La sua ricetta per una longevità consapevole passa attraverso il duro lavoro e una buona dose di felicità

Longevità consapevole e come perseguirla: la ricetta di nonna Angelina prevede un mix di lavoro, sacrifici e una buona dose di felicità. Classe 1920 ed uno spirito invidiabile oltre che un’espressione che non ti farebbe mai pensare alla somma dei suoi anni a giudicare dalla sua vitalità. E, invece, Angelina lo dice forte e chiaro di avere la bellezza di 105 anni, ne va fiera e si muove nella Rsa appagata dalla vita che l’ha resa e la rende ogni giorno felice anche grazie al grande amore per e dei suoi nipoti.

“A Villa Torano la vita è lunga” dice simpaticamente il 26 febbraio scorso quando, in occasione del suo compleanno, “Villa Torano” al completo, la Residenza Sanitaria Assistenziale di Torano Castello (Cs) le si è stretta attorno in un grande abbraccio. Angelina è nostra ospite da 11 anni e per lei e le sue 105 candeline è stata organizzata una grande festa che ha visto, tra gli altri, la partecipazione del primo cittadino, Lucio Franco Raimondo, dell’assessore Pierfrancesco Vitale oltre che del Direttore sanitario della Struttura, Luigi Pansini, nonché di Vittorio e Alessandro Poggi in rappresentanza del management aziendale.

La curiosità è tanta, tutti si chiedono come si possa giungere a quest’età con tale serenità, per questo l’équipe multidisciplinare ha intavolato un’intervista per cogliere gli aspetti salienti e gli aneddoti più simpatici di una vita guidata e spesa all’insegna dei valori dell’impegno, della semplicità e della parsimonia: “Mi chiamo Angelina Serpa e sono nata il 26 febbraio del 1920 a San Martino di Finita, terza di sei figli” ha risposto prontamente la nonnina cosentina che ha iniziato a lavorare alla tenera età di 12 anni “nei campi, anche di notte, soprattutto d’estate”. Angelina nella sua vita non si è sottratta al lavoro più duro, alla fatica della campagna: “In età adulta, quando necessario, guidavo anche il trattore per dare il cambio a mio marito, andavo a raccogliere le castagne in montagna e poi le trasportavo in una cesta che portavo in bilico sulla testa”. Questo e tanto altro per soddisfare le esigenze della famiglia: “Non c’era la possibilità di avere un piatto preferito ma si mangiava quello che capitava, solo la domenica, quando possibile, si mangiava la pasta fatta in casa. Preparavo i maccheroni e li lavoravo con una frusta di salice – racconta la signora – e le tagliatelle le lavoravo, invece, con un pezzo di legno”.

Il viaggio più lungo? Ripercorrendo i ricordi, le si illumina il viso: “Il viaggio più lungo l’ho fatto in Argentina, 14 ore di viaggio all’andata e 12 ore per il ritorno col volo Rio-Roma. A Santa Fé sono andata a trovare i miei fratelli che vivevano già lì da anni. In Italia, invece ho visitato qualche posto in più”. Le emozioni sono tangibili così come la sua riconoscenza per tutti coloro che si sono adoperati per l’organizzazione di questo grande evento: “Sento di essere tanto amata ed io voglio bene a tutti”. Inevitabilmente la commozione prende il sopravvento, un tenero ma robusto abbraccio colpo d’affetto mette la ciliegina sull’intervista e sulla giornata. Il nostro viaggio con Angelina continua con l’entusiasmo di sempre.

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